Pugliese, classe ’85, il mio percorso artistico è iniziato tra i banchi dell’istituto d’arte di Grottaglie, dove ho affinato il mio tratto romantico ma deciso, specializzandomi nella pittura iperrealistica ad olio su tela.
Le prime mostre collettive nel 2004, nella mia Ceglie Messapica, mi hanno dato la spinta per trasferirmi a Roma, città che mi ha aperto a nuove realtà artistiche e mi ha permesso di esporre in tutto il Lazio. Qui ho arricchito il mio bagaglio artistico e ho avuto la fortuna di instaurare collaborazioni con galleristi e artisti emergenti.
Nel 2020 arrivo a creare una sua mostra personale di successo “IlluminArte” nella suggestiva location del faro a Torre Canne (BR). Non mi fermerò più, continuerò ad esporre in varie location pugliesi e laziali fino ad avere dei riconoscimenti, non solo dalla stampa, ma anche dalle gallerie del territorio nazionale. Divento socio ordinario della famosissima associazione centenaria dei 100 Pittori di Via Margutta. Grazie alla fiducia dei presidenti dell’associazione entro a far parte della prima edizione del catalogo dei 100 pittori. Come artista riesco a piazzare diversi dipinti della mia collezione privata ad un pubblico che apprezza sempre più le opere di nuova fattura.
Sperimento ed elaboro colori e forme nuove diventando creatore e ideatore di “de pixel”, uno stile ancora poco noto nel post-contemporaneo che agisce prendendo la forma omogenea di un’immagine, ne distorce dettagli e coordinate prefissate dall’occhio ed ottiene un soggetto non sfigurato ma anzi vivace e nel complesso ordinato. Un fenomeno figurativo in continua evoluzione che invita alla contemplazione conferendo romanticismo e scetticismo. Quel tipo di arte che non termina con la firma dell’autore, ma che continua con l’occhio di chi la osserva. Un punto di vista in cui non si è da soli ma anzi si condividono le emozioni della realtà reinterpretata dall’artista.
Questo fa sì che l’autorealizzazione e la conoscenza artistica restino negli occhi e nell’anima non solo dell’autore, ma soprattutto nelle sue opere. Opere piene di oggettività ed emozioni, staticità e movimento, parole non dette ed emozioni vissute. Ogni cosa comporta una presa di posizione, un’attribuzione di senso, una responsabilità dell’artista nei confronti della sua creazione.
Il mettersi in gioco tra spazio e limiti, libertà e manipolazione per dimostrare la propria devozione per la sua amata terra: Ceglie Messapica. Il fulcro di ogni cosa, raffigurato nello skyline presente nella maggior parte delle più recenti opere. Il paese lasciato per non volere suo, il paese dove la luce si fa suono, si fa odore e si mescolano i sensi, il paese nel quale tornare per rivivere i sapori, i profumi, i muretti a secco e le emozioni di quando era bambino. Il paese dove anche le pietre sono poesia.
“Un artista libero da ogni influenza, amante della condivisione, del creare relazioni di qualità per dar inizio a discussioni. Ma quando l’ispirazione arriva, lo colpisce come un fulmine, smette di chiedersi cosa gli altri possono fare per lui ed inizia a chiedersi cosa lui può fare per gli altri. Una lampadina gli si accende in testa e trasforma la sua idea in un perfetto capolavoro da consegnare al mondo”.