ZYZA IRYNA

Nata a Lutsk in Ucraina, e fin dall’infanzia, grazie anche alla sua dinastia di Artisti in Famiglia, dal suo Bisnonno dalla sua Nonna e poi dal suo Padre ha ereditato la Passione la Dedizione e l’Amore per La  Pittura e l’Arte, e da subito ha mostrato il suo bisogno di esprimere il suo stato d’animo attraverso il disegno con grande apprezzamento dei suoi insegnanti.

Segue la sua passione e frequenta il Liceo Artistico della sua città (2000-2004), e, contemporaneamente, segue corsi di specializzazione e abilitazione sulle tecniche pittoriche, prediligendo la pittura ad olio, perfezionando così la sua tecnica che utilizza ancora oggi con la tecnica  della Spatola . Ha continuato i suoi studi con dedizione e si è laureata prima presso l’Università di ingegneria civile di Lutsk presso la Facoltà di architettura e pittura(2004-2009). Successivamente ha proseguito gli studi frequentando l’Università Tecnica di Lutsk e si è laureata alla Facoltà di Design(2009-2014).

  I suoi quadri sono lo specchio dei suoi viaggi in giro per il mondo, infatti ad ogni ritorno l’Artista imprime sulle tele tutte le sue Sensazioni, la Passione e le Emozioni Uniche di quei momenti magici, cercando così di descrivere e trasmettere tutto ciò che ha visto e vissuto. Attraverso le sue opere vuole quindi mostrare la sua Anima, la sua Passione per l’Arte in tutte le sue sfumature fino a raggiungere i suoi Pensieri più profondi e segreti. Ma cercando sempre di migliorare e di evolversi continuamente…

IMPRESSIONISTA MODERNA

L’arte di Iryna Zyza sembra avere un unico scopo: trasmettere tranquillità all’osservatore tramite la semplicità del bello in natura. 

La sua interpretazione si basa sulla piena padronanza delle vibrazioni tonali del suo spartito cromatico. 

Le composizioni si presentano come fossero visioni dove l’adesione al dato reale è liricamente trasfigurata dalla magia dei colori, sempre declinati, in tonalità soffuse e attraverso delicati passaggi cromatici. 

Ed è proprio la scelta dei colori, e la sua capacità di fondere magistralmente i freddi e i caldi, il segreto che contribuisce in modo decisivo alla creazione delle atmosfere sospese, silenziose e ricche di fascino, che connotano la produzione paesaggistica dell’artista. 

Le sue opere, sono armoniose sinfonie cromatiche spesso pervase da una certa malinconia, danno una nostalgia del ricordo, non dimenticandosi del paese di provenienza dell’artista, della sua terra natia, che ha vissuto e vive momenti tanto dolorosi e drammatici, e sono capaci di trasmettere fin dal primo sguardo la precisa sensazione di un mondo familiare. 

Iryna è un’artista dotata di grande sensibilità non disgiunta da quella dose di umiltà che solo le anime intelligenti e i veri artisti possiedono. 

Quell’umiltà che ti permette di crescere, di metterti in discussione, di confrontarti, di saper accettare una critica, un consiglio dato con il cuore, e derivante da una lunga esperienza professionale. 

Questo infatti è avvenuto durante i nostri ripetuti incontri, nelle nostre disquisizioni in merito alla sua pittura. 

L’Artista vero è quello che è pronto a recepire e fare suo un messaggio che lo spinga ad un cambiamento, e a nuove sperimentazioni. 

Ci vuole naturalmente coraggio, ma la pittura stessa ce lo impone.

Guai a fermarsi in quella che chiamiamo “ zona di confort” , termine quanto mai abusato, ma nello specifico molto calzante. 

Ed Iryna, grazie anche al nostro continuo confronto e ai miei consigli, sta iniziando un nuovo percorso pittorico, evolvendo il suo modo di approcciarsi al mondo che la circonda. Sganciandosi da una cromatica che ormai le stava diventando stretta, da un utilizzo quasi “politico” deii colori della sua patria lontana, il blu ed il giallo. 

Lentamente, grazie a questo suo nuovo percorso, sempre nel solco di un impressionismo antico ma ancora così moderno ed attuale, ci regala nelle sue ultime opere quel tanto ricercato e voluto cambiamento. 

Nelle sue nature morte l’osservazione attenta e analitica del mondo le permette di catturare la sua essenza. E riscoprire la poesia del soggetto scelto. 

Con il suo spatolato, sapientemente utilizzato, la natura morta con la sua bellezza e le sue imperfezioni, prende vita, o meglio nuova vita, all’interno di uno spazio bidimensionale divenendo vero e proprio elogio della vita e della bellezza della natura. 

Iryna si sta dimostrando sempre più una pittrice matura , consapevole delle sue capacità artistiche e proiettata verso un futuro fatto di ricerca e sperimentazione.

Nei suoi quadri ci sono i colori della vita, ed il modo di interpretarli utilizzando il loro linguaggio dialogante con il mondo che la circonda. 

Quando sceglie di rappresentarlo si lascia guidare dal suo umore, dal suo stato d’animo, dai sentimenti provati in quel momento. 

La bellezza misteriosa della vita, ed i sentimenti che prova, non li lascia chiusi nella sua coscienza indagatrice ma li apre al mondo attraverso le sue elegie pittoriche, veri e propri riflessi di una verità plausibile, e ne fà dono a chi ha la fortuna di ammirare le sue opere

Antonio Servillo

Il vitalismo pittorico di Iryna Zyza

I dipinti di Iryna Zyza evocano scenari naturali ed agresti. Nature vive, ma anche nature morte. Nature in ogni caso, e ciò, nell’odierno mondo meccanizzato, dove tutto è artefatto e perfino l’intelligenza sembra destinata a divenire artificiale, può sembrare anacronistico, ma occorre sfatare la leggenda che l’amore per la natura costituisca necessariamente il segno di una sensibilità superata, rivolta al passato. Chi l’ha detto? in queste tele non c’è nulla di elegiaco, di idilliaco, di arcadico, e nessuna nostalgia per le radici perdute. La natura dipinta da Iryna è verace e selvaggia, un grido vitalissimo che irrompe nel grigiore metropolitano dei nostri giorni, annunciando che la Terra è ancora qui, vicina a noi come sempre, vergine e incontaminata, a dispetto della violenza che noi le usiamo.

Immersa nella cultura visiva dei nostri tempi, quest’arte possiede un’impronta vitalistica che la pone agli antipodi di ogni passatismo memoriale. Di ascendenze impressioniste, ma anche espressioniste, questi scenari sono ardenti e nulla hanno di contemplativo o cerebrale. Un vitalismo modernissimo che esalta la cooperazione tra uomo e natura, ben diverso dallo sfrenato vitalismo tecnologico che sta mettendo a dura prova l’esistenza sia della natura che del genere umano. Di dinamismo comunque parliamo. Di pulsazione, di movimento, di sangue e non di mitizzazioni pretecnologiche inattuali. Calata nel vivo della robotizzazione e dell’artificio in cui ci troviamo, quest’arte ci ricorda che il primato della natura, ossia dell’autentico e dell’essenziale, dovrebbe sempre essere rispettato.

La vivacissima tavolozza usata dalla pittrice si muove tra gialli e cobalti dalle tonalità più svariate, mescolate in vario modo tra di loro e digradanti spesso in un grigio cinerino, o anche nel verde smeraldo (campestre, celeste o acquatico che sia). Il ricordo dei maestosi paesaggi rurali della campagna ucraina, squassati purtroppo dal conflitto armato che sappiamo, torna nei luminosi scorci rusticali e lagunari dell’agro romano da lei dipinti con grida festose, ma implicitamente anche tragiche, tenendo conto dell’abbandono nostrano delle campagne e della fine della civiltà contadina. Alla solarità spesso monocromatica degli esterni si alterna la   cupezza di interni dove il gioco di luci ed ombre evoca i crudi equilibri della natura dominati dal principio dell’armonia dei contrari.

Alle visioni imponenti e smaglianti degli slarghi silvani si contrappongono nature morte (peperoncini, grappoli d’uva, calici ed altro) dove i gialli si fanno più luminosi e violenti, alternandosi a rossi, a bruni e a verdi particolarmente intensi, e a volte anche tetri, dove affiora una tensione che potremmo dire caravaggesca, a conferma della personalità sanguigna di questa giovane artista, mobile, elastica, composita, chiaroscurale. C’è da notare inoltre che la predilezione per la pittura a spatola dona alle opere una particolare consistenza materica, distendendo i colori a macchia sulla tela e forzando il paesaggio ai limiti dell’astrazione. Un naturalismo astratto. Un astratto/concreto dagli effetti metamorfici contrapposti al fermo immagine fotografico del paesaggismo tradizionale.

Franco Campegiani